martedì 26 aprile 2016

TELEVISIONE#8 - Banshee - Season 4



Considerando che, senza alcun dubbio, Banshee è la serie ignorante che avrei voluto scrivere dirigere produrre montare (e in cui recitare, ovviamente), non posso certo negare una terza serie non all'altezza, rispetto alle due precedenti. Tutto bellissimo eh, chi sono io per schierarmi contro Hood, e sicuramente con momenti buoni (alcuni buonissimi), ma tanta confusione in fase di scrittura, pianificazione di e quant'altro, forse dovuta alla conferma tardiva di una quarta stagione. Finalmente, però, il primo aprile è arrivato e tutto giungerà al termine, tutto, quante lacrime, quanta tristezza.

1. Something out of the Bible



Tanta carne al fuoco (si dice così, no?) sin dall'inizio, con la morte del personaggio che più di tutti, insieme a Hood, aveva rappresentato Banshee: Rebecca Bowman. Addio Lili Simmons, anche se ancora regular member del cast, addio; il personaggio più affascinante se ne va e, come sempre, va dato atto al team di Banshee di non aver paura di uccidere le proprie creature, con una logica in perenne equilibrio tra spettacolo magnetico e baracconata fallimentare. E poi Proctor sindaco, e chi altro potrebbe esserlo?, e Hood barbuto più del solito, di modo che i flashback siano con la mezza barba e i flashback nei flashback totalmente rasato; Brock sceriffo inflessibile, Carrie donna complessata, Sugar sempre il solito Sugar. La ricerca di Job non si è ancora conclusa, e forse non è nemmeno mai iniziata; la debolezza del personaggio di Dalton, evidente sin dalle battute finali della serie precedente, è stata raccolta anche dai creatori di Banshee, Schickler e Tropper, che hanno pensato di eliminarlo sin da subito. Nuovi personaggi, la poliziotta di Kai, la moglie del nazista che si scopa il poliziotto ex nazista (uno dei personaggi migliori della serie sin dal suo ingresso nel cast), l'FBI in arrivo, un serial killer libero: insomma, si preannuncia una nuova grande stagione, e se l'ultimo episodio ha per titolo Requiem so già che piangerò tantissimo.

2. The Burden of Beauty





Il peso della bellezza dunque, ed è un titolo bellissimo (anche perché burden è una parola foneticamente fantastica) che potrebbe applicarsi a qualsiasi cosa, e a Banshee in particolare, gemma segreta e affascinante e libera da vincoli e condizionamenti come solo la cultura dal basso può essere.
Hood non è più barbuto, Proctor si allea con il cartello messicano e i nazisti iniziano a fare i nazisti, finalmente; questi i grandi temi della puntata appena messa in onda, che rallenta e dilata i tempi in attesa dell'impennata che arriverà, oh se arriverà, perché 8 puntate sono pochissime e perché Banshee non si è mai fermata, per niente e per nessuno. Fighissime le luci nel rave disco droga party, blu e rosse, bellissima la scena con Hood e Rebecca contro i white trash della contea, e sarebbe dovuta andare così sin dall'inizio, pochi pochissimi cazzi, sin dal primo incontro al bar di Sugar. Carrie è depressissima, Brock e il nazista seguono Hood senza risultati e tutti gli altri guardano, aspettando Eliza Dushku, aspettando Job.

3. Job




Preso dalla nostalgia, negli scorsi giorni ho dato un rapido sguardo a quella che era Banshee, spiando qua e là i vecchi episodi della prima stagione. E ho avuto la netta impressione, lucidissima, della maturazione della mia serie ignorante preferita, del suo sviluppo ormai verticale, con la story del serial killer, e del suo netto cambio di atmosfera, ormai cupissima, senza speranza, prossima a una (quale?) fine. La presenza di un cattivo per puntata e il non sense delle azioni (e reazioni) erano i punti cardine di Banshee; e il confronto con l'oggi non può che essere impari. Detto questo (premessa non necessaria e nemmeno desiderata), la terza puntata di questa nuova stagione è stata quasi dimessa, poco cazzona e poco sbruffona, disperata: finalmente, la liberazione di Job è avvenuta e non senza spargimenti di sangue ma nemmeno con uccisioni di hacker (e non riesco a capire il motivo della sopravvivenza di Leo ai fini della serie); finalmente, Hood è stato arrestato per l'omicidio di Rebecca (e so che sarebbe un plot twist clamoroso per uno che nella prima serie era cattivo, nella seconda mezzo cattivo e mezzo buono, nella terza buono, nella quarta dio, ma mi piacerebbe un mondo fosse colpevole, consapevole, cooperante, anche se non avverrà mai). E non si capisce come e perché tutti continuino a chiamarlo Hood, nonostante sia stato sconfessato nella terza stagione. Però, oh, io amo i nazisti poliziotti e Proctor e i cattivi con gli occhiali, e Sugar e Brock e tutti gli altri, quindi massima aspettativa, enorme speranza.

4. Innocent Might Be a Bit of a Stretch



È oltremodo triste vedere qualcosa estinguersi, perdere energia vitale e poi scomparire; è quello che sta succedendo a Banshee, purtroppo, e non c'è via d'uscita. Certo, ci sono ancora i lampi e le scintille di inventiva e coraggio e voglia di di un tempo, ma mancano, mancano, i momenti che rendevano Banshee molto più interessante di tutte le altre serie tv, le sue spacconate, la pura e semplice narrazione, l'assenza di qualsivoglia introspezione. La quarta puntata introduce i nostri colpevoli nella storyline del serial killer, e chi possono essere se non dei satanisti? (ahahah, Banshee ha i neonazi, gli adepti del demonio, i tossici baltimora style, il bar di Sugar, e ricordiamo anche gli indiani e i casinò, gli amish, una serie di grandi fabbriche abbandonate che producono droga per un cartello messicano, e mi fermo qua che le lacrime agli occhi salgono copiose), anche se Rebecca e Proctor, Proctor e Rebecca... C'è una grande e favolosa scena con esplosione alle spalle di Carrie che da sola vale tutta la puntata; quello che invece mi rende perplesso è la storyline di Job che è quantomeno ridicola, per non essere troppo cattivi; la scena di lui in macchina che va in crisi è senza dubbio malriuscita, e ora bisognerà capire come Tropper vuole gestire il personaggio. Siamo al giro di boa e non bisogna dimenticarlo; finalmente, è arrivata Eliza e ora tutto non può che andar bene, speriamo faccia tutto e il contrario di tutto perché il povero Hood sembra ancora sottotono (va detto, lo preferivo nella versione flashback-recente con molta barba).

5. A Little Late To Grow A Pair




Sembrava tutto andare male, chi non desidera una fine degna, orgogliosa?, ma quando è arrivato il momento roulotte-dell'agente-Kelly mi sono sciolto, realizzando quanto Banshee fosse cambiata nel corso del tempo e quanto (forse) abbia fatto bene a non rimanere ancorata intorno a se stessa e alla propria immagine; detto questo, i satanisti continuano a sembrarmi una cacata di proporzioni epiche, talmente al limite della stupidità involontaria da rasentare il genio incompreso. Puntata interessante, con un sacco di sviluppi, ed è facilmente prevedibile che le prossime due saranno quelle con maggior racconto e numerosi colpi di scena; inutile la storyline con gli amish sulla questione del cadavere di Rebecca, pazzesche le sequenze nel bar dei feticisti-depravati-satanisti, molto Irreversible, molto divertenti (allo stesso tempo). È strano come gli autori vogliano che ogni singolo personaggio sviluppi un racconto separatamente dagli altri e quindi Hood, Carrie, Job e Proctor seguano strade diverse, incrociandosi raramente e forzatamente. Dove è finito il grande amore di Hood per Carrie? La sequenza con Job cerca di spiegare questa tendenza, forse, anche se è dannatamente complicato e forse irreversibile, come lo stesso hacker dice a Hood. Niente sarà più come prima. Un po' mi spiace per Sugar, che si vede poco, mentre parecchio mi spiace per il capo dei neonazi appena uscito di prigione, ucciso da Calvin in tre secondi netti. Sarebbe stato bello un combattimento, un agguato, un assassinio da lontano, anche se la scena finale restituisce un po' di potenza a questa svolta abbastanza importante; rimangono enormi, da dieci su dieci, le scena alla festa dei nazisti con le immagini del Terzo Reich sullo sfondo. Un ultimo colpo di gran genio.

6. Only One Way A Dogfight Ends




Va detto, la scena dell'home invasion a casa Hopewell è fatta strepitosamente bene, il combattimento con l'agente Cruz è fico e tiene bene la suspense, così come gestito al meglio è il ritorno a casa di Deva e Job, Job, finalmente al meglio delle sue forze. Insomma, complessivamente, una ottima puntata, con Brock che incontra il serial killer, tale Declan Bode, e io a chiedermi chi morirà del cast principale?, non Brock, non Brock, ma qualcuno dovrà farlo, si sa, è la tassa da pagare a Banshee; e poi la testa di Watts sul tavolo di Proctor, e lui che non fa una cazzo di piega. Gestiti bene sono anche i flashback, e riuscire a inserire Siobhan qua e là e farlo sembrare normale non è certo facile. Forse, rimane il rimpianto per una dipartita troppo prematura (si dice?), anche se era certo necessario nel momento in cui è avvenuta per spostare gli equilibri e smuovere Hood (inteso come il personaggio) dalla palude in cui era. Bello il finale, inaspettato abbastanza, con Eliza che si risveglia nella tana del mostro. Cosa succederà? Il tempo stringe, molto, e già dalla prossima puntata potrebbero esserci importanti novità (in Banshee novità=morti eccellenti).

7. Truths Other Than The One You Tell Yourself




Quindi, solo i veri nodi al pettine per la prossima puntata, solo quelli che contano. È, infatti, così dopo la scomparsa del nostro satanista (rimane una mezza storyline del cazzo, ma tant'è, doveva tirare le fila e l'ha fatto, bene o male non è importante) Declan Bode e della sua cricca di malvagi adoratori del demonio. Eliza bene, anche se troppo dipendente da Hood e forse malsfruttata in generale; molto bene Job, finalmente, che riprende i panni a lui (e a noi) più consoni. Puntata di transizione nonostante la fine della trama principale, dunque, anche se il climax rimane il confronto tra Hood e Brock e la quasi pronuncia del nome vero del nostro ex sceriffo che, a questo punto, rimarrà ignoto fino alla fine. E ora, dritti al gran finale!

8. Requiem





Ovviamente, necessariamente, stavo per piangere su Hood-Carrie/Ana e sul loro addio sotto ai portici, e i flashback, la barba non barba, la parrucca di Ivana, e tutto il possibile, con quel seppia chiaroscuro talmente affascinante da straziarmi il cuore. Ovviamente, necessariamente, stavo per piangere su Proctor, con la gamba rotta e i capelli spettinati, e il suo mitra anni '20 contro il Cartello messicano della droga, finalone da gangster vero per lui. E poi, lacrime sul sigaro di Brock, sui tormenti del nazi poliziotto, sullo schiaffo a Calvin dato dal senatore nazi (personaggio pazzesco, eh, dovrebbero fare una serie su di lui), su Deva, sulla morte di Burton, su Rebecca Bowman fica come non mai in mezzo al ruscello, su Max che torna a casa vivo e asmatico (ahahah), su Job che dice Banshee, Pennsylvania, su Sugar che beve l'ultimo bicchiere. Dieci a tutto. Veramente un'ultima puntata strepitosa che chiude il cerchio meravigliosamente, restituendo allo spettatore chili di nostalgia e malinconia e vera azione. Figatona l'esplosione con il lanciarazzi del camion pieno di droga ed incredibilmente pregno (di tutto quello che Banshee è stata, verrebbe da dire) di amore, odio, rabbia è stato il combattimento Hood-Burton, con la fine di quest'ultimo decisa dal nostro ex amish preferito. Mi mancherà tantissimo, lo so già; ed anche se questa quarta stagione non è stata, nel complesso, al pari delle prime due (ma meglio della terza), ha dimostrato che si può invecchiare senza diventare altri (inteso come diversi da sé). Banshee ha dato prova di cosa vuol dire maturare, di cosa vuol dire essere cafoni e buzzurri in un mondo dominato da un'estetica sommessa e introspettiva, di cosa può fare un creatore televisivo vero, pieno di difetti, eh, quando non sviluppa un prodotto come se fosse cinema, come se fosse Storia, ma trattandolo come se "della televisione" non fosse una parolaccia, e quindi serialmente, stupidamente, e soprattutto intrattenendo. Grandissimi i Methodic Doubt che spingono sul finale e ci ricordano la grandezza della sigla iniziale in tutti questi anni.
Grazie a tutti, di cuore,

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