mercoledì 1 luglio 2015

VISIONI#25 - Sans toit ni loi - Senza tetto né legge



Agnès Varda, nota regista francese, una certa idea di cinema, nel 1985 consegna agli spettatori di Venezia (Leone d'oro) Sans toit ni loi, un soffocante racconto sulla libertà, sulla vita, sull'essere umano. 




Simone, una ragazza giovane, carina, carriera da stenodattilografa appena iniziata, decide di mollare tutto per viversi la route, senza dietrologie, senza ontheroadismi romantici, senza poesia, solo per il gusto di sentirsi libera (enorme forzatura), senza padrone, senza obiettivi, diversa, insomma, anche se questa è un'ennesima forzatura. La prima cosa certa è l'assoluta mancanza di empatia con la protagonista, Mona: non può stare simpatica, non si può provare compassione, anzi, la sua vita selvaggia e sporca sembra più simile a quella di un animale, la sua indifferenza e incapacità di rapportarsi con le persone che la circondano (che spesso sono peggio, ma sempre nei limiti della comprensione sociale) risultano bambinesche; è estremamente simbolico, per Mona non c'è posto al mondo, non esiste casa, non esiste legge (titolo). Si parte dalla fine, con il ritrovamento del corpo di Mona, morte naturale, ci viene detto subito ed infatti l'indagine (?) è tesa a spiegare non i perché ma i come. Si va avanti ad episodi, alcuni riusciti, altri meno, spesso con dei personaggi legati tra loro che incrociano di volta in volta la loro vita con quella della ragazza, aiutandola, evitandola, cercandola. Bello l'episodio con i pastori, il filosofo del ritorno alla terra, molto interessante il suo punto di vista sulla relazione libertà-solitudine, sull'impossibilità dell'uomo di essere libero nel mondo che ha costruito.




Gli episodi, si diceva, non sono tutti perfettamente riusciti, anche se necessari per capire (poco, il minimo, giustamente) Mona, le violenze subite, il suo tabagismo, i suoi silenzi, i rapporti occasionali, la sua paura costante di essere abbandonata, nonostante il desiderio di libertà, nonostante la voglia di solitudine. Agnès Varda gestisce al meglio questa struttura troppo dispersiva, facendo ciò che può per non disorientare lo spettatore, ricorrendo anche a un voix off iniziale e all'odiosa e terribile tecnica di far parlare i personaggi in camera, come se raccontassero, intervistati dallo spettatore, qualcosa di loro (e Mona, ovviamente). Alcune scelte narrative sono discutibili, espedienti forzati e inutili, il fascino della professoressa verso Mona, i tunisini e la vigna, il ragazzo dell'autorimessa, sospesi e lasciati a loro stessi. L'atmosfera è, spesso, stringente, oppressiva (si è quasi disturbati dal personaggio principale), l'opposto della libertà che Mona va cercando; gli archi che caratterizzano lo score del film spingono proprio in questa direzione. Sandrine Bonnaire dà vita a un personaggio diverso, incredibile (nel vero senso della parola), antipatico eppure necessario per la capacità di far pensare, di dire e affermare; la sua prova attoriale è il vero motore di Sans toit ni loi.

6,5

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