giovedì 30 aprile 2015

VISIONI #8 - Les Salauds



Da dove partire per descrivere Les Salauds? Dalla pioggia, ci consiglia Claire Denis, da quella lunga inquadratura della pioggia, che lava via, che pulisce, che non perdona, che rinchiude, che uccide. La storia: non si parla molto, si fuma, invece, tanto, tantissimo, ci sono conti in sospeso, un uomo mette un preservativo prima di fare sesso (incredibile!), tutto è sporco, ogni cosa, persona, azione è colpevole, bugiarda, perversa.

mercoledì 29 aprile 2015

VISIONI #7 - City Girl - Il nostro pane quotidiano



Friedrich Wilhelm Murnau dirige, si ammala, si dimette, sbatte la porta in faccia a tutti. Siamo nel 1930, nel pieno del tramonto del cinema muto, il sole se ne è quasi andato, e Murnau prosegue imperterrito; Aurora è stato un successo enorme e il regista porta avanti il discorso con City Girl (Il nostro pane quotidiano, in italiano; è sia una battuta del film sia la scelta iniziale di Murnau, considerando la centralità del raccolto nell'avanzare della storia).

martedì 28 aprile 2015

VISIONI #6 - Hundstage - Canicola



Ulrich Seidl ci butta in faccia la bruttezza. Esteriore, interiore, umana, dei sentimenti. I corpi sono oggetti, nient'altro, corpi inteso come persone, oggetti deformi, scombinati. In Canicola (Hundstage), del 2001, il regista austriaco distrugge, o almeno prova a, l'intorno, il vicinato, piccolo borghese tanto comune e tanto banale. Sei storie di solitudine e di incomunicabilità, laidezza, umanità.

venerdì 24 aprile 2015

MONO #1 - Patrick Bokanowski - Scoprire, scolpire, svelare



Classe 1943, Patrick Bokanowski è francese, regista, animatore, fotografo, sperimentatore. Porta avanti da quarant’anni un discorso importante, continuo e mai banale, anche nelle opere meno riuscite. Ha seguito, è conosciuto ed è, forse, merito della sua profonda cultura, del suo antidogmatismo, del suo schierarsi a favore della pura e semplice visione; cosa c’è di più importante, nel cinema dello sguardo, del riempire lo schermo, aggiungere, sovrapporre, distorcere? Il frame by frame, fotografico prima e pittorico (scultoreo) poi, permette il controllo del movimento, di camera e dei personaggi, degli oggetti e, quindi, una volta ottenuto il controllo, totale, di ciò che vuole mostrare (vedere), cosa ne fa? Disturba, somma, gira, sposta, esagera.

martedì 21 aprile 2015

BEST #1 - Mommy



Una donna prende una mela da un albero. La perfezione cromatica è evidente, così come quella formale, intesa come forma, intesa come quadrato. Ricordate questa mela, ricordiamola.
Mommy di Xavier Dolan, 2014, quinta opera, blabla, Quebec, blabla, enfant prodige, blabla, i suoi primi film erano migliori, blabla, inizia con una mela. La prima, primissima cosa, esplicita, dichiarata, dichiarata come tantissime altre, per non peccare di ruffianeria, diamogli al bastardo ruffiano, ma ci tornerò, la prima cosa, dicevo, è la cacofonia, dichiarata, appunto; lo dice Diana, all'inizio, appena Steve entra in casa. Due radio che suonano insieme, ma su canali differenti e quindi con melodie sovrapposte e sgraziate; nessuna delle due è distinguibile, sono unite, mescolate, ognuna deve farsi sentire. L'effetto è disfunzionale, atipico, inconsueto. Siamo al punto di partenza, alla dichiarazione del film. Anzi, a pensarci bene, il nostro inizio è l'introduzione scritta, la nuova legge, S-14, che ci dice che quello che vediamo finirà male. Necessariamente. Sinceramente. Antiruffianamente (si dice?). Quindi, in dieci minuti, Dolan ci ha detto che il film finirà male, che è un'opera profondamente cacofonica e che una donna raccoglie una mela.

domenica 19 aprile 2015

VISIONI #5 - L'enfant - Una storia d'amore



Non ha bisogno di strutture e sovrastrutture, o spiegazioni non necessarie; L'Enfant non vive di interpretazioni secondarie, metafore, insegnamenti. È difficile essere dio e, spesso, ancora più difficile non intervenire, negare l'esistenza di un organo di controllo. La meravigliosa camera a mano dei fratelli belgi, loro marchio di fabbrica, segue lo sprofondare nell'abisso di un uomo bambino, forse il vero bambino del titolo, ma è, quasi, una forzatura, un'attribuzione incompleta. La storia, intesa come evoluzione narrativa, mi ha ricordato molto i primi due capitoli della Trilogie Noir di Leo Malet, l'assenza di speranza, la necessarietà del destino, l'obbligo di fare la scelta sbagliata.

martedì 14 aprile 2015

VISIONI #4 - Ratcatcher - Acchiappatopi



Inizia tutto meravigliosamente bene: la prima scena, quella dei titoli, con Ryan avvolto nella tenda, al rallenti, è molto più di un presagio, è l'inizio di una sensazione, di un mondo nuovo; siamo catapultati nel soffocante, nella puzza, nello sporco, nella Glasgow dello sciopero dei netturbini, 1973. E poi, subito dopo, c'è il trasferimento del ruolo di protagonista, che mi ha fatto impazzire, da Ryan a James, da James al pubblico?, ed è incredibile; come se la Storia cadesse addosso al ragazzo, come succede nella realtà, insomma. E poi lui corre, le scale, l'abbraccio con la madre, le buste della spesa, la madre ha visto un corpo sulla riva, pochi istanti prima, "Credevo fossi tu". Ciao.

domenica 12 aprile 2015

VISIONI #3 - Operation Petticoat - Operazione Sottoveste



Alla fine, Operazione Sottoveste è quasi interamente riassumibile con la scena dei festeggiamenti di Capodanno, tutti abbracciati sopra il sommergibile rosa cantando Auld Lang Syne. Rosa inteso come colore da femmine. Femmine, non donne.

sabato 11 aprile 2015

VISIONI #2 - Carne


È tutto rosso e i titoli sono bellissimi, sia eticamente che esteticamente, in questo mediometraggio di Noé. È il mio primo incontro con il regista argentino e si parte dall'inizio, dal tentativo di inizio, l'unica possibilità, come è giusto che sia. È tutto rosso, che ricercatezza, che ricchezza visiva; ci ho trovato, forse, Greenaway: i colori, i corpi, la carne. Umberto Tozzi alla radio e Blood Feast alla TV. Film anticipatore di molto, quest'ultimo, risalente al 1963; e già nel 1963 corpi smembrati, primi piani allucinati, scene con vasca da bagno e relativa donna, sangue.

venerdì 10 aprile 2015

VISIONI #1 - The lion in winter - Il leone d'inverno


Sei un abisso di ignominia. What a tragedy you are.
Ci sono Peter O'Toole e Katharine Hepburn che lottano con(tro) la Storia. Non è centrale la perfetta aderenza a questa, anzi, è il punto meno importante filmicamente parlando, si dice filmicamente?, ed allo stesso tempo quello più affascinante per un profano come me.
C'è Anthony Hopkins, ed è bellissimo e al suo semi-esordio, cioè esordio in un ruolo principale, che decide di impegnarsi e fare ciò che gli riesce meglio, inquietare e risultare (in)credibile. Ho finito le parentesi. C'è Timothy Dalton che, con molto onore, prova a rubare la scena a tutti gli altri mostri-personaggi storici-attori, in particolare nella magnifica sequenza in cui tutti sono nascosti dietro gli arazzi e c'è enorme tensione narrativa, storica, generazionale, sessuale.
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